
Appellativi: la Nera Madre degli Aborti, la Pietosa Levatrice, la Misericordiosa
Simbologia: un agnello a due teste, una sanguisuga, l’edera velenosa
Nascita del culto: Era dell’Unione
DOGMI E CuLTO
Cheblané é una delle divinità più antiche di Lunaria, invocata sin dalle prime notti per portare conforto e sollievo negli istanti più delicati ed importanti dell’esistenza umana: la nascita e la morte. Ma se vi sono divinità più legate ed universalmente riconosciute come patrone della nascita e della morte, come le Sorores, essa rappresenta solo alcuni aspetti di quelle caratteristiche che rendono i mortali, tali. Essa rappresenta infatti la persistenza della vita e per questo viene invocata per quelle gravidanze e quei parti travagliati, che molto spesso sono rischiosi per la vita sia della madre che del futuro nascituro. Ella tende il cuore e le mani a tutti coloro che la invocano per aggrapparsi alla vita o per farne nascere una nuova, contro ogni probabilità e previsione. Ella è incurante della mortale morale, etica o pudicizia: Cheblané non giudica, non alimenta lo scandalo né pone alcuno sul patibolo, Lei semplicemente dà conforto e sollievo. Pone la materna mano sulla prole deforme e malformata, che nessuna colpa ha della sua triste condizione. Conforta i degeneri figli di accoppiamenti contro natura, incurante del gesto che ha portato a tali atti impuri. Dona forza, vitalità e spirito di sopravvivenza a chi, per cultura o per status, vede negato il suo semplice diritto a vivere. Madre degli ultimi, sorella maggiore degli emarginati e dei reietti. Sollievo di lebbrosi e appestati: per Cheblané nessuno dei suoi acquisiti figli ha colpe e maledice chiunque si azzardi a muovere mano contro di loro, poiché anche se non più infanti, per lei la sua prole rimarrà sempre composta da innocenti pargoli, la cui unica colpa consiste nell’essere nati in un mondo così crudele.
Questa materna Dea non ha una culto organizzata come altri credi lunariani, demandando la predicazione del verbo al massimo a piccole comunità, inserite solo raramente nella vita pubblica. È più sovente infatti udire le sue preghiere da solitarie figure o da quei fedeli occasionali che la invocano solo e soltanto nel momento del bisogno, con la speranza che questo non debba mai presentarsi.
Alla bisogna, Keblané viene pregata da chiunque si trovi in una situazione disperata, in cui l’unico desiderio é quello di sopravvivere anche solo un attimo in più, poiché non vi é nulla di più forte per un mortale che il suo attaccamento strenuo alla vita.
Erroneamente associata agli inganni ed ai sotterfugi, per via del fatto che i suoi figli spesso sono costretti a nascondersi dalla società, Ella invece esorta chiunque a mostrare con fierezza quelle che per gli altri sono considerate brutture o debolezze, mentre per lei delle medaglie al valore alla tenacia ed alla forza di resistere a qualsiasi intemperie, come il germoglio nato per sbaglio in inverno, e sopravvissuto alle gelate dei mesi invernali.
L’attaccamento alla vita ad ogni costo ha fatto sì che essa sia divenuta la divinità che i guaritori evocano sottovoce durante la loro opera, che sia ricucire un arto o spurgare una ferita purulenta. Alcuni vedono nella medicina e nella taumaturgia l’espressione della tenacia vitale rappresentata da Cheblané: prolungare una vita nel momento in cui la mano del destino sembra pronta a tranciarla.
Questa materna Dea non ha una culto organizzata come altri credi lunariani, demandando la predicazione del verbo al massimo a piccole comunità, inserite solo raramente nella vita pubblica. È più sovente infatti udire le sue preghiere da solitarie figure o da quei fedeli occasionali che la invocano solo e soltanto nel momento del bisogno, con la speranza che questo non debba mai presentarsi.
Alla bisogna, Keblané viene pregata da chiunque si trovi in una situazione disperata, in cui l’unico desiderio é quello di sopravvivere anche solo un attimo in più, poiché non vi é nulla di più forte per un mortale che il suo attaccamento strenuo alla vita.
Erroneamente associata agli inganni ed ai sotterfugi, per via del fatto che i suoi figli spesso sono costretti a nascondersi dalla società, Ella invece esorta chiunque a mostrare con fierezza quelle che per gli altri sono considerate brutture o debolezze, mentre per lei delle medaglie al valore alla tenacia ed alla forza di resistere a qualsiasi intemperie, come il germoglio nato per sbaglio in inverno, e sopravvissuto alle gelate dei mesi invernali.
L’attaccamento alla vita ad ogni costo ha fatto sì che essa sia divenuta la divinità che i guaritori evocano sottovoce durante la loro opera, che sia ricucire un arto o spurgare una ferita purulenta. Alcuni vedono nella medicina e nella taumaturgia l’espressione della tenacia vitale rappresentata da Cheblané: prolungare una vita nel momento in cui la mano del destino sembra pronta a tranciarla.
SuSSuRRI TRA LE NAVATE
Alcuni folli affermano che la sua venerazione non sia ad esclusivo appannaggio degli uomini, né del solo regno animale, alludendo a specie come funghi o persino ad alcune malattie. Se è pur vero infatti che Ella è la patrona della vita infestante, che attecchisce in ogni luogo, financo sulle carcasse in putrefazione, ciò sembra deviato persino per un culto tanto particolare.
Sempre rifacendosi al suo vetusto culto, raramente si può incappare in uno strambo scritto o in un farneticante pazzo che daterebbe la nascita della Dea addirittura a prima della nascita di Lunaria stessa. Questa visione folle ed eretica, porrebbe Cheblané su di un livello completamente diverso rispetto alle altre divinità, di fatto creando imbarazzo e fastidio non solo all’interno dell’Alleanza delle Fedi, ma anche tra gli sfuggenti cultisti. Considerata dai più folli tra i folli come la Madre delle blasfemie dell’Intercapedine, ella sarebbe divenuta la patrona degli emarginati e deformi, e congiuntamente anche la pietosa mano che pone fine alle sofferenze dei mal nati, solo in seguito, a causa delle continue preghiere dei mortali.
Sempre rifacendosi al suo vetusto culto, raramente si può incappare in uno strambo scritto o in un farneticante pazzo che daterebbe la nascita della Dea addirittura a prima della nascita di Lunaria stessa. Questa visione folle ed eretica, porrebbe Cheblané su di un livello completamente diverso rispetto alle altre divinità, di fatto creando imbarazzo e fastidio non solo all’interno dell’Alleanza delle Fedi, ma anche tra gli sfuggenti cultisti. Considerata dai più folli tra i folli come la Madre delle blasfemie dell’Intercapedine, ella sarebbe divenuta la patrona degli emarginati e deformi, e congiuntamente anche la pietosa mano che pone fine alle sofferenze dei mal nati, solo in seguito, a causa delle continue preghiere dei mortali.