Appellativi: la Regina delle Tenebre, la Terza Sorella
Simbologia: un arco di pietra
Nascita del culto: Era dell’ Unione

LE SORORES

Altrove venerata, o temuta, come singola entità, per le genti di Vilegis la Morte è come rifratta da un prisma oscuro in una triade. Queste tre divinità, che si chinano sulle culle e accompagnano il passo di ogni vivente lungo i sentieri del suo destino, sono invocate e scongiurate col nome terribile e gentile di Sorores, o Tre Sorelle.
I templi dei culti delle Sorores sono luoghi di riposo, memoria e celebrazione per i defunti, ma ospitano anche altari a cui si offrono sacrifici per scongiurare la morte, per risparmiare se stesso o i propri cari, come pure vi si trovano oscuri simulacri in cui sussurrare voti venefici per i propri nemici.

DOGMI E CuLTO

La terza Sorella è la più giovane delle tre e ha tra loro dignità di Regina. Ella accoglie le anime portate dalle sue Sorelle sulla soglia del suo regno, che esse non possono varcare, e pietosa scioglie la  stretta crudele che la triste vita ha su di loro.
Ella regna sulla tetra terra che inizia alla fine della vita, una terra senza erba, né piante, né frutto, e sulla quale il cielo, orbato del sole, spande un biancore che non dà conforto.
Bianco è infatti il suo colore, il bianco dell’osso calcinato nel deserto profondo, il bianco della neve che spegne nel suo seno l’implorazione del viandante smarrito.
In questa terra le anime dimorano nel ricordo della vita, ricordo che non dà conforto ma rende più amaro il rimpianto.
Oltre il suo capo si erge il monolitico arco di pietra, l’ingresso del suo Reame, alto fin quasi a celarsi allo sguardo. Ella non si china mai, poiché nessuno é degno della sua misericordia. Reca con sé la fiera luce di un’ardente sofferenza, che mai non ha posa al mattino o ai vespri, al mezzodì o alla mezzanotte, alla marea crescente o quella calante calante. Ella é anche la madre del nichilismo e l’ispiratrice dei suicidi. Molti si disperano invocando il suo pietoso tocco, ma ristretto è il numero di coloro che possono udire la sua voce, poiché ella può avvicinare solo coloro in cui una natura profonda è stata sconvolta da un’intima convulsione ma il cui cuore non trema e la mente non vacilla. Si trascina timida e furtiva, ma sempre con tragica grazia.
Non porta chiavi; poiché sebbene venga di rado fra gli uomini apre a forza tutte le porte che le è permesso di varcare.

SuSSuRRI TRA LE NAVATE

Durante l’Era del Dominio, molti affermavano che non ci fossero sacerdoti di Libria perchè la divinità, così distante dal mondo dei mortali, fosse del tutto sorda anche alle suppliche ed alle preghiere. Conclamato anche da un editto reale, il culto di Libria non fu sviluppato, se non fino all’Era dei Guardiani: grazie ad antichi testi dell’Era della Nuova Terra, la dottrina di Libria inizia a farsi strada anche nel clero più organizzato.