Appellativi: l’Audace, il Vittorioso, il Glorificato, il Riconoscente
Simbologia: una corona di alloro, un giavellotto, un gladio
Nascita del culto: Era del Dominio

DOGMI E CuLTO

In guerra ed in battaglia, come più semplicemente nella vita, vi sono sempre vincitori e vinti. E’ una cruda legge universale, valida e riconosciuta da uomini ed animali. Tutti sanno che il fato é volubile ed è lui, e solo lui, a sapere quante volte conquisteremo la vittoria e quante altre, invece, assaporeremo la sconfitta. Tutti, tranne Milario, per cui esiste una sola, semplice, verità: la vittoria, e la gloria che ne consegue, è l’unica cosa che conta davvero.
Per Milario non esiste prova tanto grande, né sfida troppo estrema, ma solo essenze troppo piccole. Se é vero infatti che il semi-dio osserva con soddisfazione gli audaci e i forti, guarda però con disprezzo e raccapriccio ai deboli ed a tutti coloro che non odono dentro di loro lo spirito guerriero ruggire di ardimento.
Patrono delle competizioni e delle sfide, è protettore di strateghi militari, duellanti, atleti, gladiatori e financo soldati, ma viene pregato anche da coloro che si dedicano anima e corpo al raggiungimento della perfezione in una disciplina, fisica o mentale che sia.
Milario è però anche il semi-dio della vittoria e per questo viene ritenuto da alcuni come una divinità vanagloriosa, più interessata alla conquista in sé, alla ricompensa materiale ed alla fama, piuttosto che alla competizione in generale. Vero o no che sia, questo non sembra interessare molto ai fedeli che lo pregano, vista l’ossessione che molti di loro hanno nel raggiungimento del proprio obiettivo.
Eppure, come alcuni sprovveduti forse sanno bene, Milario è anche molto geloso dei suoi meriti e dell’importanza del suo operato, e non tributargli gli onori dovuti a seguito di una conquista può attirare le sue ire, facendo rapidamente precipitare in disgrazia lo sfortunato vincitore.
Il Vittorioso non ha un vero clero organizzato, quanto invece una nutrita schiera di fedeli che innalzano le preghiere al semi-dio sui campi di battaglia, nelle arene o nel silenzio di qualche Accademia. Spesso invece vengono adibiti dei luoghi appositi di preghiera, all’interno delle arene, delle case da gioco, degli stadi e persino in alcune gilde. Sovente non sono altro che dei piccoli sacrari, cui viene demandata la cura ed il restauro ai privati stessi e dove sulla cui base spesso si accumulano le offerte degli speranzosi fedeli.

SuSSuRRI TRA LE NAVATE

Le origini del semidio sono poco chiare, la più curiosa lo vede partire da galeotto durante l’Era del Dominio. Uno tra i tanti “ospiti” delle affollate carceri reali, il mortale che venne poi conosciuto come Milario si distinse come uno dei giocatori più forti dell’Arena del Giudizio, il crudele gioco con cui conquistarsi la libertà, disputato ancora oggi per ricordare la sconfitta del sovrano.
La leggenda racconta di come Milario, conquistatosi la libertà davanti nientemeno che il Re e la sua corte, fu ricompensato inoltre con grandi onori, il riconoscimento di Casata e un ruolo militare. Sebbene possa sembrare tutto molto fantasioso, la realtà conferma che Milario fu quantomeno una figura molto attiva durante l’epoca del Re, rinomato nei tornei quanto come consigliere militare, conquistandosi la propria posizione grazie a tecnica, intelligenza e molte vittorie.