Appellativi: la Notte Perpetua, la Seconda Sorella
Simbologia: un velo stracciato
Nascita del culto: Era dell’Unione
LE SORORES
Altrove venerata, o temuta, come singola entità, per le genti di Vilegis la Morte è come rifratta da un prisma oscuro in una triade. Queste tre divinità, che si chinano sulle culle e accompagnano il passo di ogni vivente lungo i sentieri del suo destino, sono invocate e scongiurate col nome terribile e gentile di Sorores, o Tre Sorelle.
I templi dei culti delle Sorores sono luoghi di riposo, memoria e celebrazione per i defunti, ma ospitano anche altari a cui si offrono sacrifici per scongiurare la morte, per risparmiare se stesso o i propri cari, come pure vi si trovano oscuri simulacri in cui sussurrare voti venefici per i propri nemici.
I templi dei culti delle Sorores sono luoghi di riposo, memoria e celebrazione per i defunti, ma ospitano anche altari a cui si offrono sacrifici per scongiurare la morte, per risparmiare se stesso o i propri cari, come pure vi si trovano oscuri simulacri in cui sussurrare voti venefici per i propri nemici.
DOGMI E CuLTO
La seconda Sorella è la più oscura e misteriosa: ella sussurra alle anime spezzate e siede al capezzale degli insonni e dei malati, soffiando nell’orecchio il tarlo che rode l’anima e rende il corpo un guscio inerte. Il segno del suo bacio è il capo recline, il sospiro profondo, le rughe sul volto che segnano l’inaridirsi del viso.
Grigio è il suo colore, come la polvere, ed i suoi sacerdoti si coprono il capo di veli stracciati, perché chi l’ha affrontata ed è uscito dalla prova con la mente spezzata ma l’anima conservata, ha il dono, o forse la condanna, di vedere oltre il velo delle illusioni.
Ella non porta un diadema come sua sorella ed i suoi occhi, se pur qualcuno potesse vederli, non sarebbero né dolci né astuti. Nessun mortale saprebbe leggere in essi la loro storia: li troverebbe pieni di sogni morenti e relitti di estasi dimenticate. Ma ella non piange, non geme. Sospira impercettibilmente, a intervalli.
Se Laconia é molte volte tempestosa e frenetica, la Notte Perpetua non grida mai, non sfida mai, non sogna aspirazioni ribelli, è umile e silente: la sua è la sottomissione di chi non spera. Può mormorare, ma spesso lo fa in sogno. Può sussurrare, ma solo tra sé nella penombra. Brontola, talvolta, ma solo in luoghi solitari, desolati come lei è desolata, in città diroccate e quando il sole è sceso al suo riposo.
Questa sorella è la visitatrice dell’emarginato, di chi si dispera, dello schiavo al remo nelle galee; del criminale in prigione, cancellato dal libro dei ricordi; di chi si è pentito ormai invano e sempre ritorna all’altare su cui ogni offerta è ormai vana, sia per implorare il perdono, sia per tentare una riparazione, tutti quelli che sono traditi e tutti quelli che sono respinti; tutti costoro si accompagnano a Polaris.
Ella regna soprattutto fra le tende dei lazzaretti e fra i vagabondi senza casa di ogni paese. Eppure, trova albergo anche fra gli uomini di più alto rango; e perfino nel castello più sfarzoso vi sono alcuni che di fronte al mondo portano la testa alta come il leone, eppure in segreto hanno ricevuto il suo marchio infame sulla fronte.
Grigio è il suo colore, come la polvere, ed i suoi sacerdoti si coprono il capo di veli stracciati, perché chi l’ha affrontata ed è uscito dalla prova con la mente spezzata ma l’anima conservata, ha il dono, o forse la condanna, di vedere oltre il velo delle illusioni.
Ella non porta un diadema come sua sorella ed i suoi occhi, se pur qualcuno potesse vederli, non sarebbero né dolci né astuti. Nessun mortale saprebbe leggere in essi la loro storia: li troverebbe pieni di sogni morenti e relitti di estasi dimenticate. Ma ella non piange, non geme. Sospira impercettibilmente, a intervalli.
Se Laconia é molte volte tempestosa e frenetica, la Notte Perpetua non grida mai, non sfida mai, non sogna aspirazioni ribelli, è umile e silente: la sua è la sottomissione di chi non spera. Può mormorare, ma spesso lo fa in sogno. Può sussurrare, ma solo tra sé nella penombra. Brontola, talvolta, ma solo in luoghi solitari, desolati come lei è desolata, in città diroccate e quando il sole è sceso al suo riposo.
Questa sorella è la visitatrice dell’emarginato, di chi si dispera, dello schiavo al remo nelle galee; del criminale in prigione, cancellato dal libro dei ricordi; di chi si è pentito ormai invano e sempre ritorna all’altare su cui ogni offerta è ormai vana, sia per implorare il perdono, sia per tentare una riparazione, tutti quelli che sono traditi e tutti quelli che sono respinti; tutti costoro si accompagnano a Polaris.
Ella regna soprattutto fra le tende dei lazzaretti e fra i vagabondi senza casa di ogni paese. Eppure, trova albergo anche fra gli uomini di più alto rango; e perfino nel castello più sfarzoso vi sono alcuni che di fronte al mondo portano la testa alta come il leone, eppure in segreto hanno ricevuto il suo marchio infame sulla fronte.
SuSSuRRI TRA LE NAVATE
Molti sono i sussurri riguardo Polaris ed i suoi fedeli, ma solo il più saggio potrebbe discernere il vero dalla menzogna. Una cosa é sicura: numerosi sono i segreti che lei ed i suoi prediletti custodiscono, poiché é al loro orecchio che vengono bisbigliate le ultime parole di chi ha ormai perso la presa sulla propria vita.