STORIA DI uN RE

C’era una volta un Re.
Sono praticamente infiniti i racconti che iniziano così. Questo non fa differenza. La differenza la fa chi, col tempo, decide o meno di intrecciare il proprio cammino, il proprio destino, con queste vicende. Una differenza che, col tempo, farà di questa storia un racconto unico.
C’era una volta, quindi, nel mondo di Lunaria, un Re di nome Alastor, Signore della Casata Argantis che, volendo regnare in pace e prosperità, sacrificò la libertà dei suoi sudditi nel nome di un bene superiore che poteva ottenere solo agendo da despota e controllando ogni singolo movimento nelle sue terre, che sorvegliava dall’alto trono nella capitale, Lunia.
Il tiranno regnò a lungo, oltrepassando i secoli, e visse talmente tanto che i suoi sudditi non lo vedevano invecchiare… Molti e valenti si spinsero fino ai suoi cancelli per sfidarlo, ma solo pochi, sconfitti, tornarono alle loro case. Il suo tempo fu nominato Era del Dominio.
Ma la sete di potere di alcuni e il bisogno di libertà di altri spinsero la popolazione a muoversi. Dapprima lentamente, mormorando parole di rivalsa… poi in maniera sempre più decisa.

IL FONDAMENTO

Il tarlo del dubbio corrodeva in maniera crescente le menti dei più arguti, che s’interrogarono sulla fonte di un potere così magnifico e invincibile… A quel tempo ai sapienti era stato vietato di riunirsi in corporazioni, perché l’unione non generasse forza, e i loro rapporti erano sporadici e infecondi. Le uniche Accademie rimaste in attività erano quella dei Guerrieri, che garantiva un intervento immediato in caso di sommovimenti, quella degli Esploratori, che s’insinuava sin dentro i vicoli più bui del regno per spiare e controllare qualsiasi manifestazione di dissenso all’autorità regia, e quella dei Guaritori, i cui servizi però potevano essere garantiti solo ai più facoltosi. Ma la voglia di libertà era grande, e i sudditi tutti erano pronti a rinunciare a una pace che costava un prezzo decisamente troppo alto.
Stanchi dell’egemonia del Re e delle Accademie, coloro che detenevano i segreti delle arti magiche cominciarono clandestinamente a intessere rapporti tra loro, scambiandosi preziose informazioni e trovando il modo di non essere intercettati dalle forze reali.
Le Casate, così erano dette le famiglie più antiche e potenti di Lunaria, messe a conoscenza dei progressi dei maghi nell’indagine sul potere del Re e sul modo con cui sgominarlo, decisero di appoggiare questa ricerca.
Fino al giorno in cui, finalmente, trovarono la tanto agognata soluzione.
I maghi si imbatterono, durante le loro disperate ricerche, in un antichissimo manoscritto che narrava del Rito del Fondamento, un rituale di straordinaria potenza che avrebbe donato a colui che l’avesse attuato un enorme potere e il dovere di divenire Guardiano di tutti i piani di Lunaria, e ben oltre.
Con questa scoperta ogni dubbio era stato dissipato: il rituale giustificò l’invincibilità del Re e la sua sovrumana longevità. Purtroppo però il potere, se concentrato in una sola persona, sarebbe rimasto nelle mani di chi l’aveva ricevuto sino alla sua morte.

“FIGLIO MIO…”

Ma si sa, un Re non ha solo l’impegno di amministrare il proprio regno, ha anche il dovere di fornirgli un erede, buono o malvagio che sia: sembra che quella volta gli dei furono benevoli, donando al Re un primogenito maschio, forte, intelligente e capace: Alares Argantis. Sin da piccolo, i suoi tutori si erano meravigliati delle capacità di Alares e a corte, guardando il piccolo, si respirava una benefica aria di cambiamento: la stessa aria che arrivava sino al popolo, che guardava al nuovo nato come al sorgere di una nuova era. Al tempo in cui maghi fecero la scoperta, il principe era divenuto un giovane molto promettente, e con il passare degli anni le sue capacità erano molto migliorate, dimostrando perfino rudimentali abilità magiche che furono notate dai membri delle Casate che avevano accesso alla corte, e a nulla valsero i tentativi del padre di nasconderle… non senza spargimenti di sangue.
Ormai era chiaro a tutti che il rituale aveva influenzato anche la prole dell’Unico Guardiano e, dopo aver stabilito che il giovane potesse essere la chiave di volta per chiudere una volta per tutte l’Era del Dominio, le Casate e i maghi ribelli decisero in assemblea di mettersi in contatto con lui e proporgli di farsi portatore della loro causa di libertà. Il loro piano fu accolto. Alares sposò la causa. Le nebbie del tempo hanno cancellato i veli di dolore necessari a provocare la rovina di un padre, anche se questa significò la fine del Tiranno. Si sa che Alares trionfò, e il Re cadde.
A questo punto, però, le notizie sull’avvenimento si fanno sempre nebulose e non è chiaro come avvenne la disfatta di Re Alastor. E come accade quando si lascia incolto un campo, a guisa di erbacce sono fiorite decine di leggende che hanno frantumato e confuso la verità fino a occultarla del tutto.
Il principe infatti scomparve subito dopo l’accaduto e non si seppe mai con precisione se aveva sconfitto il proprio padre a duello grazie ad una soverchiante destrezza, o se la stella ridente del Destino l’avesse protetto e accompagnato alla vittoria. Tra le storie che si narrano, però, ce n’è una più oscura, che sussurra del giovane alleato con una forza terribile e sconosciuta e sacrificare ad essa addirittura il proprio sangue. C’è chi parla del Nexus, e chi di qualcosa ancora più nefando.
Le nebbie si chiusero sull’Era del Dominio.

L’ASCESA DEI GUARDIANI

Nell’anno primo della nuova era, che fu chiamata Era dei Guardiani, furono dunque elette le Casate più importanti, tredici, a formare un Alto Consiglio che avrebbe impugnato le redini del regno; i capifamiglia furono trasformati in Guardiani, dividendosi il potere del rituale, che quindi non era più indissolubilmente legato al suo possessore. Furono restaurate le Accademie chiuse durante il regno di Alastor e ne nacquero di nuove per far fronte ai problemi che si andavano affacciando all’orizzonte.
Si, perché il potere è preda ambita e per conquistarlo molti eserciti si armarono e scesero sui campi di battaglia, affrontandosi per prevalere l’uno sull’altro e mettendo a dura prova il Consiglio. Intere Casate scesero in guerra, come quelle di Soldraconis e Brandis, mostrando la propria sete di conquista, e facendo pagare col sangue il caro prezzo della libertà.
E la bilancia iniziò a muoversi, oscillando, aggiustandosi al canone del Fondamento; l’equilibrio di vita e morte, caos e legge, pace e guerra era però in estremo pericolo. Presagi alzarono le proprie note in una musica oscura.

ECHI DI ROVINA

Accadde un giorno che un pescatore, uscendo con la propria barca, notò nell’acqua uno strano gorgoglìo e l’emersione di un getto scuro che andava spandendosi nel fiume fino a coprirlo completamente. Curioso e spaventato vi immerse la mano, e quasi cadde dall’imbarcazione quando si accorse che ciò che la bagnava era sangue. Sangue caldo.
La notizia si diffuse di bocca in bocca prima di arrivare alle orecchie dei Consiglieri, ma non era la prima volta che accadeva qualcosa di strano. Prima di allora avevano udito altre favole: di una strana pioggia che aveva corroso ettari ed ettari di raccolto e persino di mostri marini che depredavano le rotte dei mercanti, ma le avevano pensate come frutto della fervida fantasia di un popolo troppo sciocco alla ricerca di denaro.
Ma un fiume di sangue no, quello non si poteva ignorare.
La rinata Accademia dei Maghi si adoperò per studiare l’accaduto, che però non fu che il primo di molti: la speranza di arginare questi mostruosi avvenimenti diminuiva sempre di più.
Fu il susseguirsi di due eventi in particolare a far sorgere nelle menti dei sapienti un’idea sulla causa di questi misteri.
Si verificò infatti che il Guardiano di Altea, che si era mosso per contrastare l’attacco di una Casata rivale, al momento di rientrare in patria operò un colpo di stato per rovesciare la democrazia, un gesto anomalo ed eclatante per la storia di Altea. Il Destino gli arrise, ma poche lune dopo una grandine di fuoco si abbattè sulla città-stato, causando morti e devastando case e campi di grano.
Viaggiatori provenienti da altri piani riferirono, negli anni, che accadimenti molto simili alla pioggia di fuoco di Altea erano avvenuti nei loro mondi, sempre avendo come bersaglio città sapienti e centri di sapere illuminati.
Fu decisivo per comprendere che gli eventi erano collegati: le azioni degli uomini e dei Guardiani in primis, riecheggiavano nella realtà, nel bene e nel male: il Fondamento era palpabile, ma estremo e pericoloso al suo stesso equilibrio. Cosa stava succedendo?
Nell’Anno 100 dell’Era dei Guardiani, l’Alto Consiglio e l’Accademia dei Maghi si riunirono nuovamente, questa volta decisi a contrastare queste forze oscure e terribili che si abbattevano su Lunia e i mondi circostanti.
Tutte le Casate, grandi o piccole, festeggiavano il centenario della libertà conquistata e in occasione di uno dei tanti banchetti, quello della Casata Kybernes, che sedeva nell’Alto Consiglio, il male mostrò a tutti il suo orrendo volto.
Avevano da poco fatto ingresso i suonatori, quando dal buio un vento gelido s’insinuò tra i commensali. La musica si fermò, lasciando il posto a inumani, mostruosi gemiti e urla strazianti.
Ombre indefinite uscirono a frotte da orrendi pozzi neri di luce oscura, e si fecero quindi corpo in poco tempo, gettandosi sul tavolo al quale sedeva il Guardiano e la sua famiglia, massacrandoli tutti, agendo più veloce delle poche guardie che non erano rimaste impietrite dal terrore. Una volta distrutte le loro vittime, le ombre si dileguarono, lasciando in vita solo il Guardiano della Casata. Ma sarebbe stato meglio per lui morire assieme ai suoi cari: una follia estrema lo colse, costringendo i membri del Consiglio a spogliarlo dei poteri.

LA BILANCIA

Il Fondamento, con lezioni severe, dimostrava la sua perfezione, una perfezione che per garantire l’equilibrio rischiava di minare la sua stessa esistenza; e nelle maglie tirate allo spasimo della trama del mondo, quelle forze anomale e terribili avevano trovato un varco.
Occorreva un cuneo, un ago solido e tuttavia abbastanza flessibile per non spezzare i fili dell’esistenza. L’Alto Consiglio decise bene: ogni anno sarebbe stato eletto un Alto Guardiano, scelto tra le Casate maggiori, per regnare sulla capitale Lunia, influenzando con l’eco delle proprie azioni la realtà, e combattere, insieme e alla testa di tutte le Casate, quelle forze oscure che venivano chiamate Nexus.
Nexus… un nome che portava con sé secoli di storia che si erano persi nell’oblio del tempo, sussurri di antiche armi e di antichi eroi, note di alleanze antiche e luoghi sepolti e sigillati. Per la consacrazione dell’Alto Guardiano, consacrazione sancita da inevitabile e vitale conflitto e predominio tra le Casate, venne scelto un piccolo piano di esistenza, un semi-piano chiamato Vilegis, già una volta mira del Nexus.
L’Accademia dei Maghi profuse vite e sforzi per operare il Rito della Chiamata: nei giorni della Battaglia sarebbe stata aperta a coloro che, da altri piani, avrebbero ascoltato il richiamo delle quattro Casate scelte dall’Alto Consiglio e fossero giunti a porgere le loro insegne sotto lo stendardo prescelto non solo per assecondare il proprio alleato, ma per proteggere e garantire le proprie terre, la propria vita o la propria non-vita, le leggi, o il caos dell’esistenza.
C’era bisogno della partecipazione di tutti i mondi possibili per operare una scelta così grande.
Le nebbie di tempi lontani si aprirono, presagi e leggende cantarono ancora, voci sussurrarono del Nexus fin su altri, lontanissimi mondi. La Chiamata fu udita, e accolta, da molti.
Fu così che nell’Anno 102 i quattro Guardiani delle Casate di Brandis, Soldraconis, Radiant ed Altea, alla testa di eserciti composti da popoli di cento e cento mondi, diedero inizio alla Battaglia per Vilegis.